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QUARTO 431 celebri allievi, e di questa città medesima fu poi ordinato vescovo, ed ivi finalmente morì, secondo la più probabile opinione, l’an 1028. Tutte le quali cose io qui accenno in breve, perchè propriamente non ci appartengono se non assai di lontano. Nemmeno entrerò a parlare delle opere che di lui ci sono rimaste, le quali sono singolarmente molte lettere su diversi argomenti, alcuni sermoni, e alcuni altri opuscoli, de’ quali, oltre i soprallodati Maurini, si può vedere l’erudito P. Ceillier (Hist. des Aut eccL t. 20, p. 118, ec.). Noi non sappiamo se della sua dottrina fosse Fulberto almeno in parte debitore all’Italia, e perciò non dobbiamo senza bastevole fondamento attribuirci una gloria a cui altri hanno forse miglior diritto. IV. Assai più gloriosa all’Italia è la memoria di due illustri prelati che in questo secol medesimo colla lor santità non meno che col lor sapere recarono alla Francia e all’Inghilterra non piccol lume, dico Lanfranco e S. Anselmo, amendue arcivescovi di Cantorberì. Che Lanfranco nascesse in Pavia d’illustre famiglia al principio dell’ xi secolo, da tutti gli antichi scrittori si afferma concordemente; ma non è ugualmente certo come.e dove egli passasse i primi anni della sua gioventù. Milone Crispino monaco del monastero di Bec, che ne ha scritta prima d’ogni altro la Vita verso la metà del xii secolo, racconta (V. Mal)¡llon Acta SS. Ord. S. Bened. t. 9; et Acta SS. Bolland. t. 6 maii) che Lanfranco in età ancor tenera avendo perduto il padre, e dovendo egli succedergli nelle, cariche e negli onori, abbandonata la patria.