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4*2 LIBRO e che perciò non ha lbrza l’argomento da esse tratto a provare che fosse fin da questi tempi in Napoli uno studio pubblico e generale (6). XIII. E veramente ella è cosa omai posta fuor di quistione, che università alcuna, ossia pubbliche scuole in cui s’insegnin tutte le scienze, non vi ebbe in Italia prima del secolo XIII, poichè quella ancor di Bologna, a cui non si può contrastare il vanto d’antichità sopra l’altre, non era però ancora di questi tempi interamente formata, come vedremo parlando della giurisprudenza. Nelle altre città altre scuole non vedeansi comunemente che di elementare letteratura, o di studj sacri. Ma non giova il cercare più minutamente in quali città esse fossero, e io invece recherò qui parte di un monumento appartenente in qualche modo all’italiana letteratura pubblicato dal P. Mabillon, di cui riuscirà , spero, di non dispiacevole trattenimento ai miei lettori, eli’ io dica qui alcuna cosa. L’anno 1028, Benedetto, priore del monastero di S. Michele della Chiusa in Piemonte, venuto al monastero di S. Marziale in Limoges, risvegliò tra que’ monaci, e in altri monasteri ancora a cui fece passaggio, un gravissimo scandalo, col combattere 1’opinione ricevuta allora (*) Se noi crediamo ad Antonio Ferrari detto Galateo, non vi ebbe luogo nel regno di Napoli in cui gli studi a questi tempi si lietamente fiorissero, come in Nardò: Inclinante Graccorurn fortuna, postquam a Graecis provincia nel la ti no s trans migravit, celebcrrim a Feriti hoc loto regno fuere literarum studia (De Sita Japygiae, p 13s, cd. Lyciens). Ma converrebbe che di questa sua asserzione ci ci recasse qualche pruova.