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QUARTO 397 III. E nondimeno questi non furono, per così dire, che i principj delle sciagure di questi secoli. Arrigo II, morto l’anno 1056, ebbe per successore il suo figlio Arrigo III, fanciullo allor di sei anni, che resse l’impero fino all’anno 1106; spazio di tempo nelle nostre storie troppo famoso per le fatali e funestissime dissensioni da cui fu sconvolta la Germania non men che l’Italia. Al nominare Arrigo III ognuno ricorda tosto i pontefici Alessandro II, Gregorio VII, Vittore III, Urbano II e Pasquale II che resser la Chiesa, mentr’ei reggea l’impero, e ricorda la questione delle investiture, che fu la principale cagione delle discordie ch’essi ebbero con Arrigo. Io guarderommi dall’entrar qui o in racconti, o in discussioni che nulla appartengono al mio argomento, e più ancor guarderommi dal seguir l’esempio di alcuni tra’ moderni scrittori che non avendo per avventura nè sapere nè senno bastante a decidere una lite di pochi denari, ardiscono nondimeno di chiamare al lor tribunale papi e monarchi, e seggon giudici tra ’l sacerdozio e l’impero. Copriam di un velo oggetti così funesti, e facciam voti e preghiere perchè non mai si rinnovino. Solo voglionsi accennare i gravissimi danni che per tali discordie ebbe a soffrire l’Italia, perchè s’intenda quanto infelice ne fosse allora lo stato, e quanto contrario al risorgimento dell’arti e degli studj. Gli scismi non furon mai sì frequenti, e vidersi quasi sempre usurpatori della dignità pontificia contender con quelli che legittimamente n’erano rivestiti; Cadaloo contro Alessandro II, Guiberto contro Gregorio VII , e