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TERZO 3^9 demonio che ivi appunto attendevalo, gli fu ail-^ dosso, e presto lo uccise. La qual fola-fu poi adottata da più altri dei posteriori scrittori in que’ tempi, ne’ quali tanto più era pregiato uno storico, quanto più strane eran le cose eli’ ei raccontava. Io mi vergognerei di arrestarmi pur un momento a confutar tali ciance; e solo a una qualunque discolpa dei nostri maggiori che sì facilmente si lasciarono ingannare, rifletterò che non è maraviglia che in que’ secoli barbari al vedere un uomo che contemplava le stelle, che disegnava linee, triangoli e altri simili capricciose figure, di cui niuno intendeva nè il fine nè il senso, si credesse da alcuni che ei fosse operator d’arti magiche, e che una tal opinione avesse allora e poscia molti seguaci. VI. A Gerberto aggiugnerò l’arcidiacono di Verona Pacifico, che per ragione di età avrebbe dovuto precederlo; ma perciocchè non abbiam pruove abbastanza chiare del suo sapere, ne accennerò qui in breve ciò che si può congetturando affermarne. Il march. Maffei prima (praef. ad Complex. Cassiod.), poscia il proposto Muratori (Antiq. Ital. med. aev. t. 3,p.837) han pubblicato interamente il lunghissimo epitafio posto al sepolcro di questo arcidiacono, che ancor si vede nella cattedral di Verona. Ma io vorrei che l’autor di esso invece di esser sì lungo fosse stato alquanto più chiaro, poichè in molti luoghi non s’intende che voglia egli dirci (1). Ciò eli’ è chiaro ad intendersi, si è (a) L’erudito P. Girolamo di Prato della Congregarioue dell’Oratorio ha pubblicato una bella dissertazione