Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/439

378 I.IBRO ancora nella Germania e nella Fiandra, avea con molta spesa raccolta un’assai ragguardevole biblioteca, Io non entrerò a parlare delle molte opere da lui composte, che in gran parte appartengono ad aritmetica e a geometria; perciocchè non vogliamo usurparci ciò eli’ è d’altrui, e tutta lasciamo a’ Francesi la gloria che questo dotto scrittore ha recato alla sua patria, sulla speranza ch’essi in avvenire saranno pure a noi ugualmente cortesi, e non cercheranno di toglierci ciò eli’ è nostro. Solo per mostrare quanto profonda fosse in que’ secoli e universal l’ignoranza, non deesi passare sotto silenzio ciò che abbiamo accennato, cioè che Gerberto, perchè era matematico, fu creduto mago. Il primo, ch’io sappia, che a Gerberto apponesse tal macchia, fu il Cardinal Bennone celebre a’ tempi di Gregorio VII pel fanatismo con cui prese a mordere rabbiosamente lo stesso pontefice. Egli intento a screditare Gregorio ed altri pontefici e i loro sostenitori , credette di non poter meglio ottenere il suo disegno, che rappresentandoli come altrettanti stregoni che aveano un famigliare commercio col mal demonio. Quindi la breve Vita da lui scritta di Gregorio VII non è quasi altro che un continuo racconto di maleficj e di stregherie; e di Silvestro II fra gli altri racconta che il demonio aveagli promesso che non sarebbe morto se non dippoichè avesse celebrata la messa in Gerusalemme; ma che il buon papa non fu abbastanza avveduto; perciocchè recatosi un giorno a dirla nella chiesa che in Roma chiamavasi di Santa Croce in Gerusalemme, il