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TERZO 3^5 proporre congetturando, ma non abbiamo argomento a provarlo; ed è certo che di tutti gli autori italiani che ci vengono innanzi in quest’epoca, non ne troviamo un solo di cui si possa dire che ne’ filosofici o nei matematici studj fosse bastevolmente erudito; se se ne tragga qualche studio d’astronomia, di cui diremo più sotto. IH. Anzi in tale dimenticanza giacevansi cotali studj al fine del x secolo, che uno il quale ebbe coraggio di coltivarli, ne fu avuto da alcuni in concetto di mago. Io parlo del celebre Gerberto arcivescovo prima di Rheims, poi di Ravenna, e finalmente sommo pontefice col nome di Silvestro II. Io non debbo di lui trattare distesamente, poichè ei fu francese di nascita, e la maggior parte della sua vita passò in Francia. Infatti gli autori della Storia letteraria di Francia ne hanno parlato con diligenza ed erudizion singolare (t. 6, p. 559). Ed io perciò sarò pago di accennare in breve ciò ch’essi hanno esattamente provato, e solo mi tratterrò con più agio in ciò a ch’ebbe parte l’Italia. Nato in Alvernia, e consecratosi ancor giovinetto a Dio nel monastero di S. Gerardo in Aurillac, dopo essersi esercitato nei buoni studj, intraprese ancora più viaggi per aver agio di conoscere e di conversar cogli uomini per saper più famosi, e in tal maniera penetrar più addentro nelle scienze. Con due di essi, cioè con Borello conte di Barcellona, e con Aitone vescovo di Ausona in Catalogna , 0 7 andossene a Roma; ove conosciuto dull’imperadore Ottone I, ebbe da lui il governo del ut. 11 solo celebre coltivatore di essa fu Gerberto: notizie della sua vita.