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TERZO 353 godeva del favore di Carlo. Questo principe che in ogni parte e in Italia singolarmente andava in cerca d’uomini dotti per condurli nella sua Francia, al leggere questa elegia che allora sarà sembrata di un’ammirabile eleganza, dovette probabilmente invaghirsi di aver seco un uomo sì dotto: e molto più quand’egli riseppe che Paolo possedeva ancora la lingua greca, pregio opportunissimo allora, mentre appunto trattavasi del matrimonio di Rotrude coll’imperador greco. Qu %a a mio parere fu l’occasione e ’l modo con cui Paolo passò in Francia. Così mi sembra che ogni cosa si spieghi felicemente, nè io veggo grave difficoltà da cui questa opinione possa essere combattuta. Io nondimeno non fo che proporla come una semplice mia congettura, e ne lascio la decisione a’ più eruditi. XI. Fino a qual anno si trattenesse Paolo in Francia, non si ha monumento onde raccoglierlo sicuramente. Certamente il suo soggiorno fu di aloni)i anni, come si farà manifesto dalla serie delle opere che ivi furono da lui composte. Abbiam veduto poc’anzi nella lettera da lui scritta al suo abate Teodemaro, ch’egli impazientemente bramava di tornare al suo monastero , ma degne sono d’osservazione alcune parole di essa: Quum primum valuero, dic’egli, et mihi coeli Dominus per pium Principem noctem maeroris, meisque captivis juga miseriae demiserit... mox ad vestra consortia... repedabo. Queste espressioni mi fanno credere che Paolo non ottenesse subito da Carlo la liberazione del suo fratello, Tira boschi, Voi. III. a 3 XI. Sao ritorna in Italia , e tempo della sua morie.