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DELLA LINGUA ITALIANA XXXtX 51 dovesse la palma. E perchè non posso io rammentare all’ab. Arteaga, oltre alcuni altri elegantissimi dialogi che ha la lingua italiana, quelli del celebre conte. Algarotti nella sua opera del Newtonianismo per le dame? Il qual autore si potrebbe anche recare a modello di altri generi di stile, che dall’ab. Arteaga ci vengon negati. E io so ben ciò ch’ei mi risponderà, cioè che il conte. Algarotti se ha voluto essere scrittor colto e grazioso, ha dovuto, per così dire, scrivere all’oltramontona, e introdurre vezzi ed espressioni francesi nella volgar nostra lingua. Ma questa accusa che si dà al conte. Algarotti, è ella veramente così fondata come credesi comunemente? Forse se si chiamasse a maturo esame, vedrebbesi! ch’ei non è poi tanto reo. Nondimeno accordiamo ancora che ciò sia vero. Rimane a vedere se quell’elegante scrittore non potesse usare altrimenti, e se levando da’ suoi dialogi i francesismi, e sostituendo loro grazie e vezzi italiani, essi non conservassero ancor quella eleganza che in essi si vede. Io son certo che si vedrebbe alla pruova che la lingua italiana non ha alcun bisogno delle straniere per abbellire e infiorare lo stile. Dove per altro si avverta che i Dialogi del Castiglione, del Bembo, del Zanotti, ec. s’accostan di molto alla maniera di quelli di Cicerone, e nulla han che far con Luciano, il cui gusto se tanto brama il sig. Arteaga veder fra noi trasportato , legga i Dialogi del conte. Gozzi ed i Sogni, e neghi loro, se può, un’original bizzarria. E se non in dialogi, in somiglianti scritti però quante cose non ha il P. Bartoli sommamente fine e vivaci, ed insieme preziose in lingua? Questo autor solo, benchè abbia usato di uno stile ch’io non proporrò all’imitazione di alcuno, ha nondimeno forse più d’ogni altro mostrato qual sia la forza e l’abbondanza e la grazia della lingua italiana, e quanto essa sia adattata alle vivaci descrizioni, a’ forti non meno che a’ teneri affetti, a’ pungenti sarcasmi, a’ piacevoli scherzi, e ad ogni genere di argomenti. Ma pochi or sono che leggan tai libri. Noi non abbiamo alcun modello di eloquenza forense , purchè lo snervato Badoaro, non letto omai da chicchessia, non voglia da qualcheduno mettersi a confronto colle incomparabili Aringhe parlamentarie