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338 LIBRO (Ilist. Princ. Lartgob. t. 3, p. 3o3). Li ut pr andò ancora volle esser creduto valoroso poeta, e perciò nella sua Storia allega di quando in quando alcuni versi di Virgilio , e ce ne offre talvolta ancora de’ suoi. Lo stesso dicasi di molti altri di’ io potrei similmente venir noverando, se credessi ben impiegato il tempo in raccoglier le memorie di cotali troppo. rozzi lavori. Basti qui l1 accennare per ultimo il Panegirico , ossia la Vita dell1 imperator Berengario (Script, rer. ital. t. 2, pars. 2), il cui anonimo autore credesi fondatamente dal Muratori vissuto nel x secolo. Questi non solo ci ha lasciato un gran monumento del suo valore poetico in quel Panegirico, ma ci fa conoscere ancora che assai frequenti erano in quel tempo i poeti, e che le città al pari che le campagne risonavan di versi, e che perciò appunto essi non si avean più in pregio. Desine; nunc etenim nullus tua carmia curat. Ilaec taci un t urbi, haec quoque rure viri. In proleg. • E certo era assai facile a questi tempi l’esser poeta; perciocchè i coltivatori della poesia non si degnavan già essi, come troppo buonamente facevano Virgilio, Orazio e gli altri antichi, di scegliere l’espressioni che paresser loro più eleganti, nè di avvivare con leggiadre immagini i lor pensieri, anzi neppure di osservare le leggi della quantità e del metro; e purchè facesser de’ versi che in qualche modo avessero il numero delle sillabe e de’ piedi per