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XXIX. Se a questi tempi fiorisse un Teodolo s< riltor polemico. 33a libro lor principali appartengono alla storia profana, di essi riserberommi a parlare nel capo seguente. Qui farò solo menzione di Giovanni che fu abate casinese dall’anno 915 fino all’anno 934, mentre quei monaci, distrutto da’ Saracini il lor monastero, eransi ritirati in Capova. Avea egli scritta la Storia delle sciagure del suddetto suo monastero, la quale non è mai stata data alla luce; ma Leon Ostiense ne fa menzione, e dice di averne usato a comporre la sua Storia (Prol. ad Chron. casin.). Un’altra breve operetta, cioè una Cronaca degli ultimi conti di Capova, viene con qualche probabilità attribuita a questo scrittore da Camillo Pellegrino che l’ha pubblicata. Essa è ancora stata inserita dal Muratori nella sua insigne Raccolta degli Scrittori delle Cose d’Italia (t.1, pars. 1, p. 211 , ec.), e nuovamente dal canonico Pratillo nella nuova edizione da lui fatta dell’Opere del Pellegrino (Hist. Princip. Longob. t. 3). Di Giovanni e della prima operetta da lui composta fan menzione ancor Pietro diacono, e il canonico Mari nelle erudite sue annotazioni a questo autore (de Ill. Casinens. c. 14). XXIX. Onorio d’Autun (de Script, eccl. l. 3, c. 13) nomina un Teodolo italiano che scrisse un egloga sul Testamento Vecchio, e sulle Favole de’ Gentili, sostenendo la verità della Fede, e distruggendo la falsità della perfidia. Sigeberto Gemblacense (de Script, eccl. c. 134) parla egli pure di questo Teodolo, e dice che quest’egloga fu da lui scritta in Atene, ove, mentre egli attendeva agli studj, udì i Gentili disputare co’ Cristiani. Ne parla ancora il Trilemio