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TERZO 30l ancora se ne veggono alcuni supposti, ed attribuiti ad autori di cui non sono. Abbiamo ancora i frammenti di due sacri sermoni, e sei libri di poesie, parte sacre, parte profane, le quali a noi non sembran certo molto eleganti, ma allora dovean credersi, in confronto di altre, ammirabili e divine. Fra esse vedesi l’inno, ossia l’elegia che dalla Chiesa è stata adottata per la solenne procession delle Palme , e che comincia: Gloria, laus et honor tibi sit, Rex Christe Redemptor. L. 2, carm. 3. Che questa elegia fosse da lui composta, non si può dubitare, veggendosi ella come opera di Teodolfo accennata da Lupo abate di Ferrieres (ep. 20); e che innoltre ei la scrivesse, mentre era rilegato in Angers, egli è manifesto dalle cose stesse che in essa dice. Ma ch’egli, come comunemente si crede , prendesse dalla sua prigione a cantarla, mentre 1’imperador Lodovico vi passava dappresso, e che perciò ne ottenesse il perdono, non vi è pruova alcuna che cel persuada; nè sembra probabile, come osservano gli autori della Gallia Cristiana, che Lodovico allora fosse in Angers. Di queste opere e delle diverse edizioni che ne abbiamo, veggansi singolarmente gli autori della Storia letteraria di Francia, che assai diligentemente ne hanno trattato (<■ 4j P’ 4^2)• Vuoisi osservare per ultimo un non piccolo abbaglio preso dal cardinal Baronio, che di un sol Teodolfo ha fatti due personaggi diversi, uno vescovo di Orleans l’anno 816 (Ann. eccl. ad h. an.), l’altro