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296 unno delle Galiie per rendere in suo nome giustizia a que’ popoli coll’autorità propria di quelli che allor diceansi Missi Dominici; e lo stesso Teodolfo ci ha lasciata la descrizione esatta del viaggio che in tal occasione egli fece (l. 1 , carm. 1). A’ vantaggi della sua diocesi pensò saggiamente: e raccolto un sinodo, prescrisse opportune leggi che ancor ci rimangono, e nelle quali, come abbiamo altrove mostrato , veggiamo mentovate le scuole de’ maestri, e quelle che nelle lor parrocchie tener doveano i parrochi (Capit. 19, 20). Alcuni monasteri ancora furono per opera di Teodolfo o ristorati, o nuovamente fondati. Il sapere di cui egli era fornito, gli conciliò l’amicizia e la stima del celebre Alcuino; il quale ricevuto avendo da Carlo Magno il libro di Felice di Urgel, perchè il confutasse, risposegli che sarebbe stato opportuno il mandarne copia ancora al romano pontefice, al patriarca Paolino, e a Ricbono (arcivescovo di Treviri), e a Teodolfo, vescovi, dottori e maestri, acciocchè ognuno di essi prendesse a confutarlo (ep. 4 ad Car.). Egli è probabile che Teodolfo scrivesse contro la eresia di Felice; ma s’egli il fece, non ce n’è rimasto pure un frammento. Dopo la morte di Carlo Magno, al cui testamento fu egli uno de’ vescovi che sottoscrissero (Eginhard. in Vita Car. M.), Lodovico Pio ebbelo per alcun tempo assai caro; e destinollo insieme con Giovanni vescovo d’Arles e alcuni altri ad andare incontro al pontefice Stefano IV, quando questi sen venne in Francia l’anno 816 (Astronomus in Vita Lud. ad h. an.), nella qual occasione egli