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284 LIBRO fosser giaciute in un’eterna dimenticanza. Il solo Silvestro II che fu l’ultimo de’ romani pontefici di quest’epoca, fu uomo veramente dotto, e. forse sopra quanti vissero in questi secoli. Ma come nella filosofia e nella matematica singolarmente ci si rendette famoso, di lui ragioneremo nel quarto capo di questo libro. II. Le eresie che al fin dell’ vili secolo e al principio del IV o nacquero o si rinnovarono nella Chiesa, diedero occasione a più vescovi italiani di dar saggio del loro sapere ne’ diversi concilii che per ciò si tennero in Roma e altrove. Ma io intendo di ragionar solo di quelli che ce ne lasciarono monumenti durevoli ne’ loro scritti. Fra essi un de’ più celebri fu S. Paolino patriarca di Aquileja, uomo per dottrina non meno che per santità illustre a que’ tempi, e perciò carissimo a Carlo Magno, e da lui adoperato in più affari di non leggera importanza. Di lui hanno scritto i dotti Maurini autori della Storia letteraria di Francia (L. 4,p. 284); ma assai più esattamente di essi hanno illustrato ciò che appartiene a S. Paolino tre valorosi scrittori italiani, il P. Gianfrancesco Madrisio della Congregazione dell’Oratorio, che ne ha scritta e premessa alle Opere che di lui ci sono rimaste, la Vita, il P. Bernardo Maria de Rubeis domenicano (Monum. Eccl. A quii, c. 41, ec.), e dopo tutti il sig. Giangiuseppe Liruti (De’ Letter. del Friuli, t. 1, p. 201, ec.). A me dunque basterà l’accennare ciò che questi scrittori, e l’ultimo tra essi singolarmente, hanno non solo affermato, ma provato con assai probabili argomenti. I Maurini e gli altri