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TERZO 367 ut Tnagistri et doctores constituantur, qui studia literarum liberaliumque artium, ac sancta habentes dogmata, assidue doceant, quia in his maxime divina manifestati tur atque declarantur mandata (V. Baron. Ann. eccl. ad an. 826,- et Collect. Conc, t p. 1008, ed. Ven. 1769). In tal maniera l’ecclesiastica e la civile autorità si univano insieme a procurare il dirozzamento de’ popoli; e i tempi potean sembrare a ciò favorevoli, poichè l’Italia godeva comunemente allora di una tranquilla pace opportuna a coltivare gli studj. Ma la barbarie, l’ignoranza e il disprezzo della letteratura avean talmente già da più secoli occupato l’animo della maggior parte degl1 Italianij c la scarsezza de’ libri, e quindi quella ancor maggiore degli uomini dotti rendea sì difficile il far cambiare, dirò così, sistema e modo di pensare a tutta la nazione, che appena si vide alcun effetto di sì efficaci premure. In fatti in un altro concilio tenuto in Roma dal pontefice Leone IV l’anno 853, in cui confermati furono i decreti del sinodo precedente, e aggiuntavi qualche dichiarazione, al decreto da noi riferito furono aggiunte le seguenti parole: Etsi liberalium artium praeceptores in plebibus, ut assolet, raro inveniantur, tamen Divinae Scripturae magistri, et institutores ecclesiastici officii nullatenus desint, ec. (Collect. Conc. ib. p. 1014)? dal che veggiamo che difficile era il trovar maestri per ciascheduna parrocchia, e che perciò la sollecitudine de’ Padri si ristringeva a fare che non mancassero almeno alcuni che istruissero i giovani ecclesiastici nello studio della Sacra Scrittura e