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a6<5 LIBRO (l. cit); e se un Dungalo è veramente l’autore de’ versi mentovati di sopra in lode di Carlo Magno, è verisimile ch’ei fosse il Monaco di S. Dionigi; e in tal caso converrà dire eh’ei fosse ibernese, chiamandosi egli stesso Hibernicus exsuL Ove avvertasi che queste parole non solo non provano eh’ei fosse lo stesso Dungalo scozzese che visse poi in Italia, ma anzi ci convincono eh* egli era da lui diverso; perciocchè essendo allora la Gran Bretragna divisa in molti piccoli regni, non potevano l’Ibernia e la Scozia considerarsi come un sol regno, e chiamarsi perciò promiscuamente i loro abitatori ora Ibernesi, ora Scozzesi. Ma di Dungalo basti aver detto fin qui, di cui sarebbe a bramare che ci fosser rimaste più copiose notizie per meglio conoscere un uomo di cui molta dovea a que’ tempi esser la fama, sicchè se ne facesse menzione espressa nella arrecata legge dell’imperador Lottario. XXIII. Questa legge, su cui ci siamo finor trattenuti, pubblicata da Lottario, diede forse occasione a un canone del Concilio romano raccolto da Eugenio II l’anno 816, in cui que’ Padri, dopo aver detto che in molti luoghi non vi eran maestri, e che le lettere erano trascurate, comandano che in ciaschedun vescovado, e ovunque faccia bisogno, si stabiliscano professori che istruiscano i giovani nelle belle ai ti: De quibusdam locis ad nos refertur, non magistros, neque curam inveniri pro studio literarum. Idein o in universis episcopiis subjectisque plebibus et aliis locis, in quibus necessitas occurrerit, omnino cura et diligcnlia habeaiur,