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264 LIBRO rumore in Italia, ove nè si tenne per lui concilio, nè vi fu chi prendesse a confutarne gli errori. Ben l’eccitarono in Francia, dove contro di lui impugnaron la penna F abate Teoclomiro e Giona vescovo d1 Orleans, e, come io penso, lo stesso Dungalo. Della Francia dunque più verisimilmente che dell’Italia si debbon intendere quelle parole di questo scrittore: ante jam tintinni ex quo in he no terroni adveneram; ed esse sono perciò un non ispregevole argomento a pensare che questi fosse appunto quello stesso Dungalo scozzese che passò poscia a Pavia, e che al monastero di Bobbio fece la donazione della sua biblioteca. XXII. Abbiam finalmente un componimento in versi in lode di Carlo Magno, nel quale l’autore, di cui non si esprime il nome, si dà il titolo di esule dall’Ibernia: Hos Carolo regi versus Hibernicus exsul, cc. Martene Collect, ampliss. t. 6, p. 811. e di cui perciò congetturarono i Maurini autori della Storia letteraria di Francia (t. 4, p. 497) che sia autore lo stesso Dungalo, come pure di alcune delle altre poesie che ad esso veggonsi aggiunte. Tra essi vi son elogi di alcuni abati del monastero di S. Dionigi, e quello ancora dello stesso Dungalo , e sembra perciò che nel monastero medesimo fosser composti que’ versi, e che ivi non sol vivesse, ma morisse ancor quel Dungalo di cui veggiamo farsi l’elogio. Da tutte queste osservazioni rendesi così difficile l’accertare ciò che appartiene a questo celebre uomo, che appena si può sperar