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260 libro XIX. Chi fossero i professori nelle altre città, non ce n’è rimasta memoria. Solo quel di Pavia si nomina in questa legge, cioè Dungalo, di cui perciò ci convien dare qualche più distinta contezza. E Muratori ha pubblicato un Catalogo de’ libri che anticamente conservavansi nel celebre monastero di Bobbio, scritto, com’egli pensa, nel x secolo (Antiq. Ital. t. 3, diss. 43, p. 817). In esso non sol si registrano i libri, ma si nominano quelli ancora da cui eransi ricevuti in dono, e tra questi veggiam nominato Dungalo in questa maniera: Item de libris quos Dungalus praecipuus Scotorum obtulit beatissimo Columbano, cioè a quel monastero fondato da S. Colombano. Or questi perchè non crederem noi che fosse quel Dungalo stesso che teneva scuola in Pavia? L’identità del nome, il tempo in cui fu scritto il Catalogo, la non molta distanza tra Pavia e Bobbio, ci rendono questa opinione probabile assai. Era dunque scozzese il professor di Pavia, e quindi alcuni hanno pensato ch’ei fosse uno di que’ venditori della sapienza, che, secondo il racconto del Monaco di S. Gallo, venuto innanzi a Carlo Magno, fu da lui inviato a Pavia. Ma oltre ciò che noi abbiam di sopra recato a confutare un tal fatto, osserva il Muratori (l. cit.) che la venuta del dotto Scozzese, clic si suppone mandato a Pavia da Carlo, non potè accadere dopo l’anno 780, e che non sembra probabile che questi fosse quel Dungalo medesimo che teneva scuola in Pavia dopo l’anno 823, e inoltre nella legge mentovata di Lottario si parla di Dungalo e degli altri professori, come