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grandisonam efficiunt et suavissimam cantilenam. Al contrario io non ne trovo esempio in Francia prima de’ tempi di Pipino padre di Carlo Magno; perciocchè veggiamo che Costantino Copronimo mandogli in dono un organo (Ann. Franc, ad an. 757) che dovea perciò aversi in conto di cosa assai rara. Un altro organo, se crediamo al Monaco di S. Gallo (Vita. Car. M. l. 1, c. 10), dall’imperador Costantino Porfirogenito fu mandato a Carlo Magno, il che dovette accadere verso l’anno 781, quando l’imperadrice Irene gli mandò ambasciadori, chiedendogli Rotruda di lui figliuola per moglie del detto Costantino suo figlio. Ma non bastava che in Francia vi fosser organi, se non sapeasi la maniera di usarne, e insieme di farne de’ somiglianti. Di ciò dunque istruiti furono i Francesi da’ cantori romani condotti da Carlo in Francia l’anno 787. E anche più anni dopo, cioè l’anno 826, un prete veneziano, detto per nome Giorgio, venuto in Aquisgrana innanzi all’imperador Lodovico Pio, vi fabbricò un organo che destò gran maraviglie nella corte imperiale, come coll’autorità di più antichi scrittori dimostra il Du Cange (Gloss. Med. et inf. Latin. art. Org.). Ma degli organi basti il detto fin qui; che parrà forse ad alcuno che io stenda troppo oltre il regno della letteratura, se anche l’invenzion degli organi vi debbe aver parte.

[XII. E altri maestri di gramatica e di ritmetica.] XII. Insiem co’ detti cantori, prosiegue a dire il citato Monaco d’Angoulemme, il re Carlo condusse seco da Roma in Francia maestri di gramatica e di aritmetica, e comandò loro che