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DELLA LINGUA ITALIANA XXIX di meno egli avea una perfettissima cognizione della lingua greca e dell’italiana. Ma col voler trasportare Ict« leralinente i pensieri e le espressioni de’ tempi di Omero a’ tempi nostri, ei ci ha data una traduzione che sembra screditare e avvilire quel sommo poeta. II. Le molte significazioni tutte approvate dal Vocabolario , clic si danno ad una stessa parola , sono il secondo argomento con cui il sig. abate Arteaga dimostra la povertà della lingua italiana; perciocchè, egli dice, e, supposta la verità del fatto, dice a ragione, che non v’ ha giusta proporzion nella lingua tra le immagini e la maniera d’esprimerle. E aggiugne poscia che questa proporzione si va ogni giorno scemando attese le molte parole ed espressioni antiquate che cadono in disuso. Dalle quali riflessioni ei trae la conseguenza che il numero de’ vocaboli nella lingua francese supera forse di non poco il numero corrispondente nelP italiana Se il sig. abate Arteaga così parlasse a’ Messicani, o n’Itrasiliesi, ci potrebbe ottener fede. Ma ch’egli abbia coraggio di scriver cosini Italia, chi può non farne le maraviglie? Egli è verissimo che molte parole hanno diverse significazioni. Ma non è egli ciò comune a tutte le lingue? e per restringerci alle più note , la latina e la francese non hanno esse pure questa moltiplicità di significazioni in diverse parole? Non ha ella ancora la lingua francese molte parole e molte espressioni che or sono del tutto dimenticate , e quasi più non s’intendono? Perchè dunque argomentare la povertà della lingua italiana da ciò che pruova ugualmente la povertà delle altre lingue? Vorrà forse affermare il sig. abate Arteaga che la lingua italiana abbia maggior numero di voci di diverse significazioni , e che non ne abbiano altre corrispondenti, e maggior numero abbia ancora di voci disusate, a cui altre migliori non siano state sostituite? Non basta affermarlo, .Si accinga a provarlo: e allora alle pruove eli ci si degnerà di recarne , ci sludiereinlt di far risposta. Per ciò poi , che appartiene al confronto tra le due lingue italiana e francese, noi crediamo che niuna abbia mai avanzato un sì strano paradosso, e crediamo ancora che niuno si lascerà persuadere dalla sola asserzione del sig nbale Arteaga.