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238 LIBRO leggiadra a vedere come i moderni scrittori per non aver voluto esaminare attentamente le cose, si avviluppano, si confondono, si contraddicono. Il Monaco di S. Gallo nomina un Clemente. Essi cercano chi egli sia: non ne trovan! contezza; poichè veramente, per quanto io abbia cercato, non veggo alcun Clemente che di questi tempi insegnasse in Francia. Trovano che ad Alcaino nel reggimento delle scuole del real palazzo di Carlo Magno sottentrò Claudio: quindi di Claudio e di Clemente fanno un uom solo; e non avvertono che questo Claudio, come poscia vedremo, è lo stesso che fu poi vescovo di Torino, e che ei non fu scozzese di nascita, ma spagnuolo. Vogliono inoltre trovare il nome dell’altro erudito Scozzese che si dice mandato a Pavia. Osservano che Teodolfo fa menzione di uno Scoto ch’era di que’ tempi alla corte di Carlo Magno (l. 3, carm, 1, 3), e che verso il tempo medesimo fu in Francia un certo Giovanni Scoto. Ecco dunque felicemente scoperto il nome dell’altro Scozzese venuto in Francia, e poi mandato a Pavia. Ei fu Giovanni. Ma non riflettono che Teodolfo non dice qual fosse il nome del suo Scozzese, di cui anche parla con molto disprezzo; e che Giovanni Scoto non venne in Francia che a’ tempi di Carlo Calvo, cioè circa la metà del ix secolo (Simm. Dunelmens Hist de gestis Reg. angl. ad. an. 884), e che l’anno 884 ritornossene in Inghilterra. VII. Nè qui finiscono le contraddizioni degli scrittori su questo fatto. Alcuni, a cui sembra improbabile la venuta de’ due dotti Scozzesi