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TERZO 235 rivoca in dubbio l’autorità e la testimonianza.’ Or, ciò presupposto, si leggan di grazia tutti gli antichi autori che hanno scritta la storia di Carlo Magno, de’ quali ve n’ha sì gran numero nelle Raccolte che abbiamo degli Storici di Francia, di Germania e Italia. Io non ne trovo che un solo a cui si possa appoggiare la comune opinione, che Carlo Magno mandasse in Italia eruditi stranieri. Questi è l’anonimo Monaco di S. Gallo, scrittore non molto lontano da’ tempi di Carlo, perciocchè vissuto al fine del ix secolo, e al principio del x. Ma veggiamo ciò ch’ei ne racconta. Dice egli dunque sul incominciare della sua Storia, che mentre Carlo regnava. e mentre gli studj erano quasi dimenticati, avvenne che due Scozzesi, uomini nelle sacre e nelle profane scienze maravigliosimente eruditi, approdarono con alcuni mercatanti della Bretragna alle spiagge francesi; e che a coloro che verso de’ mercatanti venivano per comperare le loro merci, essi ad alta voce gridavano: Se v’ha tra voi chi brami d’ottener la sapienza, venga a noi, ed avralla; perciocchè noi la vendiamo. Così essi gridavano, riflette l’accorto Monaco, per invogliar meglio i circostanti col risvegliare in essi curiosità e maraviglia. Ne giunse la fama al re Carlo, il quale fattili a sè venire, richiese loro se veramente avessero, come correva voce, recata seco lor la sapienza; e rispostogli che sì certo, e eli’ eran pronti a comunicarla a coloro che la cercassero degnamente, il re interrogolli qual prezzo ne richiedessero; a cui essi: null’altro, sire, che luogo opportuno, uditori ingegnosi,