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230 LIBRO Vii. t. 2, diss. 24). L’idea della mia opera richiede necessariamente ch’io esamini colla maggior diligenza che mi sia possibile, questo punto. L Italia sarebbe stata difesa e onorata assai meglio, se quei valentuomini avesser preso a trattarne distesamente. Io mi lusingo ciò non ostante di poterne dir tanto che basti ad assicurarle la gloria di aver sempre avuti coltivatori della pittura. V. Già abbiam mostrato che pittura e musaici eransi fatti in Italia a’ tempi de’ Goti. Veggiamone ora il seguito ai tempi dei Longobardi. Molti in primo luogo sono i musaici di cui Anastasio Bibliotecario ci narra che per comando de’ papi furono ornati e tempj ed altri sagri edificj in Roma, come la chiesa di S. Agnese nella via Nomentana da Onorio I (Script Rer. ital, t. 3, pars. 1 , p. 136), la basilica Vaticana da Severino (ib. p. 137), e quella del Salvadore da Sergio (ib. p. 150). Di pitture ancora troviam più volte espressa menzione. Di Giovanni VII che salì al pontificato l’anno 705, dice lo stesso Anastasio (ib. p. 152) che molte immagini fece dipingere nelle chiese di Roma, e che di pitture ornò la basilica, che diceasi Antica, della Madre di Dio. E molte pitture ancora ei rammenta, di cui Gregorio III ornò le chiese di S. Grisogono, di S. Callisto, della B. Vergine detta in Aquiro, ed altre (ib. p. 159, ec.). Pitture innoltre e musaici veggiam nominati assai spesso dallo stesso scrittore nella Vita del pontefice Zaccheria (ib. p. 163, 164), di cui aggiugne che nel palazzo lateranese fece ancor dipingere la descrizione del mondo, o, come noi diciamo, una carta geografica, a cui pure