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218 libro e parmi degno d’osservazione che quello che noi or diciam capomastro, ivi si appella col nome di magister Cornac inus (Lrg. Long, lex. 1441 145; t. 1, pars 2 , Script. rer. ital.); il che ci mostra che sin da que’ tempi cotal sorta di operai venivano comunemente dal contado di Como e dal vicin lago, dìi de prendevano il nome. Ma l’architettura che a’ tempi de’ Goti era già decaduta di molto dall’antica sua maestosa semplicità, venne a stato sempre peggiore sotto de’ Longobardi; e la mancanza di proporzione, l’irregolarità del disegno, il capriccio degli ornamenti, ci mostrano che il buon gusto era totalmente perduto. III. Lo stesso dee dirsi della scultura. Questa ancora ebbe tra’ Longobardi alcuni splendidi protettori; ma ciò non ostante qual differenza fra i lavori dell’arte di questi tempi, e quelli dell’età trapassate? In Monza conservasi ancora parte del ricco tesoro de’ donativi che al tempio di S. Giambattista fece la regina Teodolinda; veggonsi tuttora in Pavia le antiche sculture della chiesa di S. Michele, ed altri simili monumenti non mancano e in questa e in altre città d’Italia. Ma in essi vedesi comunemente una rozzezza così nel disegno come nell’esecuzione, che or ci muove alle risa: e allor nondimeno miravansi tali cose come prodigj dell’arte. Anastasio Bibliotecario nelle Vite de’ romani Pontefici che vissero a questi tempi, si stende assai lungamente nell’annoverare e descrivere con esattezza le fabbriche sacre da essi intraprese, e i vasi sacri, e gli altri somiglianti ornamenti di cui le arricchirono; ed egli