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un codice, cui diede il nome di Editto, pubblicollo solennemente in Pavia l’anno 643 (V.Murat. Ann. d’Ital, ad h. an.). A queste altre ne aggiunsero poscia i successori di Rotari, come Grimoaldo l’anno 668; Liutprando l’anno 714, e in altri anni del suo regno; Rachis l’anno 746, e Astolfo l’anno 754 tutte le quali leggi raccolte insieme sono state, dopo altri autori, più correttamente pubblicate dal chiarissimo Muratori (Script. Rer. ital. t. 1, pars. 2). In queste leggi si trovan massime e principii eccellenti pel felice governo di una nazione; e il mentovato sig. Denina ne ha egregiamente mostrato il buon ordine e i molti vantaggi che ne venivano (L cit.)-, ma insieme non può negarsi che vi si veggono alcune vestigia dell’antica loro barbarie; di cui benchè poco a poco si andassero essi spogliando, non poterono però a meno di non serbarne ancor per più secoli qualche avanzo. Ma l’esaminare l’indole e la natura di tali leggi ella è opera di un giureconsulto, non di uno storico.

Capo VI.

Arti liberali.

I. Ciò che finora abbiam detto dell’abbandono in cui si giacquer gli studi d’ogni maniera, ci fa vedere senz’altro a quale stato dovessero ri- ’ dursi le belle arti, che hanno, come per lunga esperienza abbiam osservato, un ugual destino con essi. La rozzezza de’ Longobardi che non dovean certamente avere pe’ lavori dell’arte nè