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SECONDO q | 1 ■ a Carlo Magno, in cui erano racchiuse 12 pallottole di bronzo, che successivamente al fine di ciascun’ora cadevano, facendo risonare un cembalo sottoposto; e inoltre 12 statue in atteggiamento di cavalieri che uscendo al compiersi delle ore da altrettante finestre che prima erano aperte, le socchiudevano. Ma questo ancora pare che fosse opportuno al giorno non meno che alla notte. In somma anche le congetture ci mancano per conoscere che cosa fosse questo orologio; e solo sembra probabile che fosse qualche ingegnoso ordigno a segnar le ore di notte tempo, trovato verisimilmente da qualche Italiano, e dal pontefice creduto degno di essere inviato in dono a Pipino. Nel libro seguente vedremo che Pacifico arcidiacono di Verona trovò egli pure un orologio notturno, di cui egli fu creduto il primo inventore, e allora pure ci troveremo nella medesima incertezza intorno alla natura e alla proprietà di un tale strumento. III. Sarebbe qui a dire per ultimo della medicina. Ma questa non ci offre nè ci offrirà per alcuni altri secoli argomento veruno a trattarne. Medici vi saranno stati anche a questa età, e avranno anch’essi curate le malattie quai più quai meno felicemente. Ma non solo non abbiamo alcun libro di medicina che siasi pubblicato in Italia sotto il regno de’ Longobardi, ma non abbiam notizia di alcuno che in quest’arte si rendesse sopra gli altri illustre e famoso; e siamo perciò costretti a por qui fine a questo brevissimo capo, in cui abbiamo avuta la sventura di non poter dire altra cosa; se non che nulla avevamo a dire.