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SECONDO 20y filosofia pare che fosse perito in Italia perfino il nome. Io certo, per quanto abbia in ogni parte diligentemente fiutato, per così dire, ricercando di alcun filosofo di questi tempi, non ho potuto scoprire il menomo vestigio di un solo. Lo stesso confessa il Bruckero (Hist. Phil. t. 3, p. 569), il quale osserva che l’unico ricovero che alla filosofia da ogni parte sbandita rimase, furono i monasteri. Nè è già che da essi sia a quest’epoca uscito alcun libro pregevole di tale argomento; ma il conservarsi e il moltiplicarsi delle copie degli antichi autori, che in essi facevasi, contribuì non poco a fare che le filosofiche cognizioni, se vennero trascurate, non perissero interamente; e che quando sorsero all’Italia tempi più lieti, potessero gli amatori delle scienze aver fonti a cui attingere, e monumenti cui consultare. Io so che trovasi presso alcuni menzione di un Fortunato di Vercelli, che dicesi il Filosofo dei Longobardi (Martjrol. Usuar di editimi a Jo. Mune rato, an. 1490 ad d. 18 jun.). Ma, oltrechè di questo filosofo altro non abbiamo che una Vita di S. Marcello vescovo di Parigi, di cui non è ancora ben certo s’ei sia veramente autore, egli nulla ebbe che fare co’ Longobardi, perciocchè, per quanto si può cavare dalle antiche memorie, ei visse in Italia, prima che i Longobardi se ne facesser signori, e quindi passato in Francia vi finì i suoi giorni (V. A età SS. Antuerp. add. 18 jun.; Hist. Littér. de la France, t. 3, p. 298). Così in poche parole io ho detto quanto era a dirsi della filosofia de’ tempi di cui ragiono; e io sarò ben lieto, se alcuno potrà convincermi di Tiraboscui, Voi. III. 14