Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/267

JloG libro a Costantinopoli. Giuntovi Giovannicio vi fè conoscere ed ammirare i suoi talenti per modo, che salì alle prime cariche nel ministero: finchè circa l’anno 691 da Giustiniano II ottenne di far ritorno alla sua patria, ove, dice Agnello, ch’ei si rendette sì celebre, che in tutta l’Italia se ne esaltava il sapere. In questo frattempo attese Giovannicio agli amati suoi studj, e ne fece uso a vantaggio della sua chiesa; perciocchè, come dice lo stesso Agnello, essendo egli valentissimo oratore nella greca e nella latina lingua, nell’una e nell’altra espose le antifone e le preci sacre che nella chiesa di Ravenna si usavano. Ma l’anno 709 nella funesta spedizione che per ordine di Giustiniano II si fece contro Ravenna, fra molti prigionieri che condotti vennero a Costantinopoli, fu ancor Giovannicio. Sembra però che Giustiniano avesse rispetto a un uom sì illustre; perciocchè uccisi, o acciecati gli altri, egli solo fu intatto. Ma l’anno 711 contro di lui ancora infierì Giustiniano, e comandonne la morte, volendo insieme che mentre era condotto al supplì ciò, cioè ad esser chiuso tra due muraglie, un banditore ad alta voce gridasse: Giovannicio di Ravenna, quell1 eloquente poeta, perchè è stato contrario all’invitto Augusto, a guisa di un sorcio rinchiuso fra due muraglie, muoia. Il nuovo sdegno di Giustiniano contro di Giovannicio sembra che nascesse dalla sollevazione che in quell’anno medesimo seguì in Ravenna, di cui fu eletto capo Giorgio figliuolo del medesimo Giovannicio. Dicesi che innanzi morte ei predicesse che il dì vegnente Giustiniano