Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/264


secondo 203

a visitarne il sepolcro, e quindi passato a Poitiers, dopo alcuni anni fatto prete di quella chiesa, ne fu poscia ordinato vescovo. Ei fu assai caro alla reina S. Radegonda, e a Sigeberto re d’Austrasia, e a’ più celebri vescovi che allora fossero in Francia, e singolarmente a Gregorio di Tours. Credesi comunemente ch’egli morisse circa il principio del VII secolo. Paolo Diacono che ne vide il sepolcro, onorollo con un poetico epitafio ch’egli ha inserito nella sua Storia (ib.), ed è il seguente:

Ingenio clarus, senso celer, ore suavis,
     Cujus dolce melos pagina multa canit,
Fortunatus apex vatum, venerabilis actu,
     Ausonia natus hac tumulatur humo.
Cujus ab ore sacro Sanctorum gesta priorum
     Discimus, haec monstrant carpere lucis iter.
Felix, quae tantis decoraris Gallia gemmis,
     Lumine de quarum nox tibi tetra fugit!
Hos modicos feci plebejo carmine versus,
     Ne tuus in populis, sancte, lateret honor,
Redde vicem misero, ne judice spernar ab aequo,
     Eximiis meriti posce, beate, precor.


Gli undici libri di poesie, e altri quattro della Vita di S. Martino, e alcune Vite de’ Santi scritte in prosa, che son le opere a noi pervenute di Venanzio Fortunato, o che trovansi inserite ancora, parte, cioè le poesie, nella Biblioteca de’ Padri, e parte, cioè le Vite de’ Santi, presso i Bollandisti, il P. Mabillon, e altri raccoglitori de’ loro Atti, ci pruovano che questo elogio vuolsi intendere con una giusta moderazione, e che noi abbiamo a lodarne la pietà più che l’eleganza. Io non mi tratterrò a parlarne con più minutezza, poichè penso che nella Storia