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DELLA LINGUA ITALIANA XXV non franceseamente, o inglesemente) le adoprano con quella saggia moderazione che le rende lodevoli. VII. Il preferir comunemente nello stile l’eleganza alla forza. Questa è a un di presso la stessa ragione che quella di cui si è ragionato al num. V, e non fa perciò bisogno di altra risposta. VI Ili l pochi progressi che hanno fatto gP Italiani nella lirica chiamata icastica , cioè in quel genere che fa più d’ogni altro conoscere V energia cV una lingua, e in cui tanto si distinsero fra gli antichi Pindaro ed Orazio, e modernamente gl’Inglesi. E dove, e a chi h!i coraggio il sig. ab. Arteaga di scrivere cotali cose? L’Italia che fin dal primo nascere della sua poesia nel canto di Dante sul conte Ugolino, e in diverse poesie del Petrarca ci addita tali esempi di icastica poesia, che i più energici e i più vivi difficilmente altrove si troveranno; l’Italia che in molte stanze dell’A riosto e del Tasso , e nelle canzoni del Chiabrera, del Testi, del Filicaia, del Guidi, del Manfredi, del Frugoni, per tacer d’alcuni viventi, può mostrarne non pochi che non temono il confronto di Pindaro e d’Orazio; l’Italia che, se anche ogni altra cosa mancassele, nel solo idillio tradotto dall’inglese per opera del Magalotti, che incomincia: Nel più riposto impenetrabil giro , cc. Ìiotrebbe con questo solo mostrare qual sia la forza e l’enfasi della sua lingua, l’Italia sarà ripresa di aver fatti pochi progressi nell’icastica poesia? Fin qui l’ab. Arteaga ci ha fatto vedere che noi siam pusillanimi. Grave difetto, ma pur tollerabile, quando la pusillanimità trovasi in certo modo sostenuta ed avvivata dalla ricchezza. Ma noi infelici non solo siam pusillanimi , ma siamo anche poveri, ed è lo stesso sig. ab. Arteaga che sulla sua parola ce ne assicura. Buon per noi che a provarcelo non produce più otto argomenti, ma tre soli , i quali però a lui sembrano di tal forza, che invano possiam lusingarci di scioglierli. I. Il primo argomento del formidabil nostro avversario si trae dalla difficoltà di tradurre adeguatamente in italiano certa classe di libri originali, anzi dall’impossibilità di ottenerlo senza sbrigarsi dai ceppi