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186 LIBRO confutava il loro errore; la quale letta nel sinodo fu ritrovata degna d’approvazione per modo, che venne inserita negli Atti, ove essa ancora si vede (vol. 2 Concil. p. 98, ed. Colei.) (’). Ma il pregio che a lui recava il suo sapere, venne troppo oscurato dalla ribellione contro la santa sede, da cui egli con un fatale scisma si separò, valendosi a tal fine dell’opera dell’eretico imperadore Costante: nel che egli giunse a tal segno, che ardì di scomunicar Vitaliano che (tenea allora la cattedra di S. Pietro. Ma di ciò veggansi gli scrittori della Storia Ecclesiastica. Per questa ragion medesima fu alquanto oscurata la fama ancor di Felice, il quale però non dichiarossi già indipendente del tutto dal romano pontefice, ma nella sua sommissione usò restrizioni che da’ suoi predecessori non si erano usate (V. Ginanni Scritt. Ravenn. t. 1, p. 204). Nella spedizion funestissima che fece l’anno 709 contro la città di Ravenna 1’imperador Giustiniano II, fra gli altri che rimaser vittima del furore de’ Greci, fu l’arcivescovo Felice, il quale condotto a Costantinopoli, ed acciecato, fu poscia rilegato nel Ponto, donde richiamato l’anno 712 dall’imperadore Fillippico, e rimandato a Ravenna, vi passò santamente il restante della sua vita, a cui cliè (*) Fra i vescovi che con dottrina e con zelo non ordinario si adoperarono a combattere l’eresia de’ Monoteliti. deesi anche annoverare S. Gregorio, cittadino e vescovo di Girgenti, che intervenne al concilio contro essi tenuto in Costantinopoli, e intorno alla cui vita si può vedere una erudita dissertazione del sig. D. Giovanni Lariza palermitano (Opuse. d’Aut. sicil. I. 4)•