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l8» MIRO prende il nome, poscia abate del monastero di Classe presso Ravenna. Di lui racconta Giovanni Diacono (Vita S. Greg. l. 2, c. 11), che da’ discorsi ch’udiva farsi da S. Gregorio su’ Libri de’ Proverbj, della Cantica, de’ Profeti, de’ Re e dell’Eptateuco, molti libri compose, benchè con sentimenti diversi da que’ del santo pontefice. In fatti abbiamo una lettera dello stesso pontefice a Giovanni suddiacono (l. ep. 24), in cui gli scrive che Claudio avea raccolti da ciò che a voce egli avea detto, alcuni Comentarj su’ mentovati libri, cui egli per le sue infermità non avea potuto scrivere; che avea poscia intenzione di ritoccarli e correggerli; ma che avendoli letti, avea conosciuto che in molti luoghi aveane quegli inutilmente cambiato il senso; e quindi comanda a Giovanni, che andando al monastero di Classe, tutte raccolga le carte dell’abate Claudio, e a lui le rechi. Da questa lettera di S. Gregorio han presa origine le diverse opinioni degli eruditi intorno a’ sei libri sul primo de’ Re, che è ciò solo che di tai Comentarj ci è rimasto; perciocchè alcuni gli dicono opera di S. Gregorio, supponendo ch’egli avute le carte di Claudio vi facesse le correzioni opportune; altri voglion che il santo pontefice non avesse agio a ciò fare, e perciò che que’ Comentarj ci sian rimasti quali aveali scritti Claudio; e non manca ancora chi gli voglia opera assai recente. A me sembra più probabile la seconda opinione che da’ dotti Maurini editori dell’Opere di S. Gregorio è stata abbracciata e difesa (in praef. ad hoc. Comm.). Si può vedere ancora ciò che intorno ad essi