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SECONDO I q| alcun probabile fondamento, e che è troppo verisimile che sia esso pure uno di que’ favolosi racconti che nei secoli d1 ignoranza furon coniati a capriccio, e che da Giovanni di Sarisbery furono troppo semplicemente adottati. X. Sciolto in tal maniera il principal nodo della quistione, più facilmente convincesi di falsità ciò che di due autori in particolare dati alle fiamme dallo stesso santo pontefice si asserisce da alcuni. In un editto pubblicato dal re di Francia Luigi XI l’anno 1473 contro la setta de’ Nominali ci si dà questa importante notizia, che S. Gregorio soppresse, quanto gli fu possibile, le Opere di Cicerone. Eccone le parole riferite dal dotto P. Lyron (Singular. Hist. t. 1, p. 167), il quale però è ben lungi dal prestar fede a tali racconti: Gregorius ille Magnus olirti potitifex nmximus, sacrari un literanun doctissimus interpres, M. Tullii Ciceronis libros miro dicendi lepore refertos, quoniam jiovene s ejusdem auctoris mira suavitate sermons illecti sacrarum literarum studium omittentes majorem aetatis suae florem in eloquentiae tullianae studio consumebant, quoad potuit, diligentissime suppressit. L’altro autore che da S. Gregorio si dice dannato alle fiamme, è lo storico Livio. S. Antonino è quegli che ce ne ha lasciata memoria De Gregorio Magno, dice egli (Stimma Theol. pars 4, tit. 11, l. 4), die il praedictus dominus Johannes Dominici cardinalis, quod omnes libros quos potuerit habere Titi Livii, comburi fecit, quia ibi multa narrantur de superstitionibus Idolorum. Un editto dunque di Luigi XI, il Cardinal Giovanni di