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SECONDO 169 S. Gregorio liberasse dall’inferno l’anima di Traiano. Dunque ei dovrà confessare che il suo Giovanni di Sarisbery non è poi uno scrittor così critico, com’egli il vanta; ch’esso ci racconta come certe tai cose che il solo buon senso ci mostra impossibili (e s’io non volessi non estendermi troppo, potrei arrecarne più altri esempj, giacchè tutta ho voluto scorrere 1’ 0pera di questo scrittore per formarne il vero carattere); che i suoi Jertur, dici tur, legitur non c’indicano che tradizioni popolari non appoggiate ad alcun buon fondamento; che non è in somma scrittore a’ cui detti possiamo così facilmente affidarci. Or a un autore che ci narra che S. Gregorio liberò dall’inferno l’anima di Traiano, dovrem noi credere quando egli solo, sei secoli dopo, senza addurne pruova di sorta alcuna, con un semplice fertur, traditur a majoribus, ci racconta che S. Gregorio pose il fuoco alla biblioteca palatina? Io ne vorrei giudice lo stesso Bruckero. Egli era uom troppo saggio per non conoscere che a questo luogo ci si è lasciato prevenir troppo da’ pregiudizj della sua setta, la quale a S. Gregorio singolarmente ha dichiarata un’aspra ed implacabile guerra. IX. E in vero riflettiamo con attenzione. A qual fine sì può egli credere che S. Gregorio desse alle fiamme questa pubblica biblioteca? Forse perchè i libri degl’idolatri non mantenessero ancor vivo il gentilesimo? Ma egli è certo che a que’ tempi altri idolatri non vi avea in Roma e in tutta l’Italia, che alcuni o schiavi, o barbari, o bifolchi, uomini in somma che certamente nulla si curavan di libri. Era