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SECONDO jC’I recarne un ben diverso giudizio? Se io a lui stesso chiedessi, s’ei creda vero che S. Gregorio liberasse dall’inferno l’anima di Traiano, ei certo si riderebbe di tal dimanda , e forse si sdegnerebbe meco, perchè ardissi pure di fargliela. E se io soggiugnessi che ciò si narra da un autore del XII secolo, egli replicherebbe che appunto in que’ secoli d’ignoranza nacquero cotali favole; che uno scrittore il quale seriamente racconti tal cosa, non può essere che un uomo di spirito debole, superstizioso, ignorante; che basta avere un poco di senno per conoscere la sciocchezza di sì favoloso racconto. Tutto ciò ei direbbe, come di fatto si dice da ogni saggio e giudizioso scrittore. Or bene. Il suo Giovanni di Sarisbery, quell’uomo, com’egli dice, dotto sopra il genio del suo secolo (ib.), quello scrittor famosissimo che ottenne sì grande stima e nella chiesa e nell’università di Parigi (ib. p. 660), quell’uomo ne’ cui scritti non manca una critica giudiziosa , e che da dottissimi uomini è celebrato con grandissime lodi, e antiposto a tutti gli altri scrittori dell’età sua (ib. p. 664), quell’uomo che ben istruito nella dialettica non fu già di così incolto ingegno che volesse piuttosto a imitazion di Gregorio esser tacciato di semplice, che apprender V arte di ben ragionare, quell’uomo che sotto il famosissimo professor di logica Guglielmo di Soissons apprendendo i primi elementi di quella scienza entrò nel diritto cammino della vera erudizione (ib. p. 665); quest’uomo, io dico, di cui egli ci fa encomj sì grandi, perchè non gli diam fede allor quando