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RIFLESSIONI SULl/lNDOLE, EC. XXI Comincia ei dunque dal lodare la nostra lingua, dicendo eh’essa è la più dolce, la più gentile, la più pieghevole e la più musicale di tutte le lingue viventi; e perchè niuno osi di dubitarne , cita la sua medesima autorità, e le pruove che ne ha recate nelle sue Rivoluzioni del Teatro musicale italiano. Ma delle lodi basta (fin qui. Ei passa tosto a’ biasimi, e due gran difetti ravvisa nella lingua italiana, cioè ch’essa è soverchiamente pusillanime, e assai meno feconda di quello che altri non crede. L’ab. Arteaga non afferma cosa di cui non rechi le più convincenti ripruove. Perciò a confermare la prima sua proposizione , ei produce, Domine aiutaci, fino a otto argomenti. Facciamoci a esaminarli l’un dopo l’altro. I. La poca libertà che la gramatica della lingua permette alla sua costruzione, Io ho creduto finora che niuna lingua tra le viventi avesse varietà e moltiplicità di costruzione più grande di quella che ha l’italiana. Rechiamone un esempio, e facciamo il confronto colla lingua francese che, come tra poco vedremo, dall’ab. Arteaga si crede forse più copiosa dell’italiana. J’aime le jeu, dice il francese, e quando ha detto così, non può collocare in altro modo le stesse parole, Io amo il giuoco , dice l’italiano. Ma quante diverse costruzioni può egli fare di queste stesse parole? Io il giuoco amo: amo il giuoco io: amo io il giuoco: il giuoco io amo: il giuoco amo io. Aggiungasi che l’italiano può ommettere il pronome io, e può ancora talvolta ommettere gli articoli; il che non può il francese. È ella dunque questa la lingua che poca libertà accorda alla costruzione? Ciò che è più strano , si è che il biasimatore della lingua italiana, per la poca libertà ch’essa permette alla sua costruzione, è l’ab. Arteaga, quell5 ab. Arteaga, io dico, il quale in un’altra sua opera scrive che un altro vantaggio della lingua italiana per V oratoria , la musica, la poesia, è la trasposizione, cioè quando il collocamento delle parole si fa non secondo V ordine naturale delle idee, ma come più torna a proposito per la bellezza del periodo e per il piacere dell’orecchio (H ivo luz. del Teatro music, ital. t. 1 , p. 83, ed. Ven.). E si stende a lungo mostrando quante bellezze reca alla nostra lingua la libertà e la varietà della sua costruzione.