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Capo II.

Studi sacri.

I. Le scuole destinate a istruire coloro che volean essere arrolati nel clero, alcune, benchè rare e mal fornite, biblioteche che in certe chiese si conservavano, e singolarmente la pietà e il zelo di molti vescovi nel conservare intatta la Fede e le tradizioni da’ maggiori ricevute, furon cagione che gli studi sacri non venissero in questi infelicissimi tempi interamente dimenticati. Non più vedevansi, a dir vero, un Eusebio, un Ambrogio, un Leone, uomini profondamente versati nelle scienze d’ogni maniera, che a una vasta dottrina congiungendo una grave e feconda eloquenza, fosser l’oracolo de’ Fedeli e il terror degli Eretici. Ma eranvi ciò non ostante custodi incorrotti del sacro deposito della religione, che colla lettura de’ santi libri e dell’opere de’ primi Padri si fornivano di quelle armi che a combattere l’eresie erano necessarie, e di que’ lumi che ai’istruire i popoli alla lor cura commessi erano più opportuni. Di questi abbiam ora a ragionare partitamente: e innanzi a tutti, di quello che fu il solo di questa età, il quale, quanto il permettevan le circostanze de’ tempi, potesse andar del paro co’ Padri de’ secoli trapassati, dico del pontefice S. Gregorio primo di questo nome, a cui alcuni vorrebbon togliere ora il soprannome di Grande, che il consenso di tutte I. Stato tlfgll “tudi “acri! ai rnlr- a parlare di S. Gregorio il Grande“