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SECONDO l43 XF. Per ciò che appartiene alle scuole ecclesiastiche, dalle soprallegate parole di Gisone vescovo di Modena raccogliesi chiaramente ch’erano esse frequenti, e non solo nella città, ma nella campagna ancora. In fatti il pontefice S. Gregorio tra le cose che ricerca in un chierico, annovera ancora le lettere (l. 1, ep. 25). Vero è nondimeno, come già abbiamo osservato , che sotto un tal nome intendevasi il saper leggere, che a questi tempi dovea forse sembrar cosa di non piccola lode. Ma ne’ sacerdoti e ne’ vescovi richiedevasi ancor qualche scienza della Sacra Scrittura e dei Sacri Canoni, come eruditamente dimostra l’erudito P. Thomassin (Eccl. Discipl. pars 2, l. 1, c. 89). In fatti noi vedremo nel capo seguente che molti vi ebbe in Italia monaci, sacerdoti e vescovi di questi tempi nelle sacre scienze versati; e parlando singolarmente di S. Gregorio, vedremo che molti uomini dotti soleva egli aver di continuo al fianco, e trattenersi con loro. E quindi egli è probabile che scuole ancora vi fossero, in cui le scienze sacre s’insegnassero da coloro che aveano in esse fatto studio più diligente ed assiduo. Ma queste ancora doveano essere scuole tali in cui altro pensiero 110:1 si avesse comunemente che di tramandare incorrotto il deposito della fede, di difenderla contro gli assalti che sostenea dagli Eretici, di animare con pie esortazioni i Fedeli a una vita degna della lor religione; ma tuttociò che apparteneva a ornamento di stile, a forza di eloquenza, a esattezza di critica, a corredo di erudizione, o interamente si trascurasse, 0 si toccasse assai di leggieri. Si. Era alquanto migliore lo stato delle scuole ecclesiastiche.