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84 LIBRO in una sua erudita dissertazione su questo argomento (Diss. pertinentes ad Insubr. Antiq. diss. 16). Il Muratori non fa gran conto di cotal tradizione (Ann. di tal. ad an. 524). Anche in Chiavenna, dice l ab. Quadrio (Diss. sulla Valtellina. t. 3, diss. 1, § 24), vedesi una corte ove gli abitanti dicono ch’era la prigion di Boezio; e perciò egli si è fatto lecito di sostenere che ivi appunto egli fu imprigionato ed ucciso, e di assicurarci che Clavennano dee leggersi, e non Calventiano, nel testo dell’Anonimo. Egli crede che uh argomento invincibile a favore della sua nuova opinione sia ciò che Boezio afferma, cioè ch’egli era prigioniero 500 miglia lungi da Roma (prò. 4), perciocchè, dic’egli, Pavia non n’è distante che 400 sole. Nè io gliel nego; ma solo vorrei ch’egli avesse osservato che a quei tempi o per error di misure, o perchè le miglia e i passi fosser più brevi, o per qualunque altra ragione, credevasi che tra Roma e Milano fossero oltre a 500 miglia di strada. Ne abbiamo la pruova nell Itinerario di Antonino: Iter ab Urbe Mediolano M. P. DXXVIII (Itin. Anton, p. 123, ed. IVesseling. Anist. 1 ’“35); e benché in altri Itinerarj vi abbia notabile diversità, tutti nondimeno sono sì poco esatti, che in ciò eli’ è misura di distanza, non è a farne alcun conto. Oltre ciò, Mario Aventicese scrittore dello stesso secolo chiaramente afferma che Boezio fu ucciso nel territorio di Milano (in Chron.). La tradizion dunque di Chiavenna non può difendersi. Quella di Pavia è ella meglio fondata? Di coteste tradizioni popolari che non reggono alle pruove,