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78 unno autorevoli, e de’ quali soli io varrommi, sono l’Anonimo Valesiano, scrittore secondo il comun parere contemporaneo, Procopio che scrisse egli pure nel medesimo secolo, e lo stesso Boezio. Cominciam da Procopio. Questi così narra la morte di Simmaco e di Boezio (de Bello goth. I. i , e. 1)3 Simmaco e Boezio di lui genero, nati di nobilissima stirpe, e amendue consolari, distinguevansi fra tutti in senato. Niuno vi era più di essi versato nella filosofia, niuno più amante deli equità. A ciò aggiugnevansi le liberalità con cui sollevavano i poveri cittadini non meno che gli stranieri. Quindi venuti in gran fama trassero sopra se stessi Ì invidia de’ più malvagi, dalle calunnie de’ quali indotto Teodorico, accusati amendue di novità macchinate, dannolli a morte, e confiscò i lor beni. L’Anonimo Valesiano ne fa un più esatto ma non diverso racconto: D’allora in poi cominciò (ad calc. Amm. Marcell, ed. Tale s.) Teodorico a incrudelire, all’occasione che segli offerse, contro i Romani. Cipriano di era allora referendario, e fu poscia conte delle sacre donazioni e maestro degli ufficj, spinto da ambizione accusò. il patrizio Albino che contro di Teodorico avesse sdritto lettere ali imperadorè Giustino: il che negandosi da Albino, Boezio patrizio, ch’era allora maestro degli ufficj, disse in presenza <lelre: E falsa i accusa di Cipriano; ma se Albino è reo, il sono io non meno, e tutto il senato, con cui abbiamo operato di comune consentimento. Allor Cipriano entrando produsse falsi testimonj, non sol contro di Albino, ma contro di Boezio