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qo libro scritturali; e Marco monaco casinese, che da Pietro Diacono si dice (De viris illustr. casinens. c. 6) discepolo di S. Benedetto, di cui scrisse in versi una breve Vita ch’è una delle migliori poesie di questa età, pubblicata dopo altri dal P. Mabillon (Acta SS. Ord. S. Bened. t. 1,p. 28), oltre alcune altre operette rammentate dal canonico Giambattista Mari (in not ad Petr. Diac. l. c.); ed altri che si potrebbono aggiugnere, ma de’ quali, poichè non furon poeti da aversi in gran pregio, non giova che cerchiamo più oltre. Solo ci basti l’accennar brevemente quel Massimiano Etrusco che credesi autore delle Elegie attribuite a Cornelio Gallo; ma non v’ha cosa alcuna che intorno a lui si possa accertare; ed io ne fo qui menzione, solo perchè si dice, benchè forse non senza gran fondamento, ch’ei visse di questi tempi (V. Fabr. Bibl. lat. t. 1, p. 98). XII. In tal maniera, benchè con poco felice successo, furono nondimeno sotto i primi re goti con ardor coltivate l’eloquenza e la poesia. Ma la storia fu quasi interamente dimenticata. Se se ne tragga l’opera smarrita di Cassiodoro sulla storia de’ Goti, alcune Vite di personaggi celebri per santità, e il Compendio della Storia ecclesiastica fatto da Epifanio, di cui già abbiamo parlato, appena abbiamo a questi tempi tra gli autori italiani cosa in questo genere degna di essere rammentata. Io accennerò qui solamente Giornande ossia Giornando, il quale per altro fu Alano d’origine, come egli stesso afferma (Hist. c. 5), ma sembra che vivesse in Italia, e come probabilmente