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PRIMO 65 era Fausto, come raccogliesi dalle molte lettere a lui scritte, e dalla frequente menzione ch’ei ne suol fare. Egli è probabilmente quel Fausto stesso che fu console f anno 490. Avieno era figlio di Fausto, e di lui pure parla spesso S. Ennodio con grandissime lodi, e in una lettera singolarmente ch’egli scrive a Fausto (l. 1, ep. 5), con lui rallegrandosi che Avieno fosse stato innalzato alla consolar dignità, il che avvenne l’anno 501. Egli chiamavasi Rufo Magno Fausto Avieno, e per canto di madre era parente di Ennodio che avea egli pure il nome di Magno. Or in questa lettera ei dice sì grandi cose di Avieno ch’era per altro ancora in tenera età, che più non si potrebbe del più perfetto oratore, fino ad affermare ch’ei sapeva quanto saper si può della lingua greca e della latina, e che avendo attentamente studiato Demostene e Cicerone, avea in sè ritratti i pregi tutti di questi due celebri oratori. Ma noi possiamo, senza farcene scrupolo, da sì grandi elogi detrarre alquanto, come più volte abbiamo osservato. IX. Olibrio ancora ci viene da S. Ennodio descritto come oratore, dalle cui labbra usciva dolcissimo mele, (l. 1, ep. 9), e uomo ad uguagliare il quale niuno era mai pervenuto (ib. ep. 1), la cui eloquenza facevasi desiderar tanto più quanto più era erudita (l. 1, ep. 9), ed era somigliante a un gonfio e impetuoso fiume che non soffre letto nè sponda (ib. ep. 13). Un’elegia ancora egli scrisse in lode di questo oratore (l. 1, carm. 8) il quale anche da Cassiodoro è chiamato col nome di Grande (l. 8 Var. Tira boschi, Voi. III. 5