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primo 51 II. A questo tempo incominciamo a vedere alcuni uomini dotti esser solleciti di conservare, di accrescere, di emendare i codici in cui si contenevano l’opere degli ottimi autori latini. Questi cominciavano ad essere antichi, e insieme a divenir rari assai, essendo molte le copie che se ne smarrivano per le sciagure de’ tempi; e innoltre crescendo sempre più la barbarie, e rozzi essendo i copiatori, vi s’introducevano non pochi falli che li rendevano viziosi insieme ed oscuri. Quindi uomini anche cospicui per dignità e per sapere si preser talvolta il pensiero di confrontare e di emendare tali codici, perchè fosser più esatti. Molti ne annovera il Fabricio (Bibl. lat. t. 1, p. 36 ed. Ven.) allegando l’autorità del Lindenbrogio che ne’ suoi comenti a Terenzio ne ha diligentemente raccolti i nomi; e tra essi veggiamo Vezio Agorio Basilio Mavorzio che fu console l’anno 526, il cui nome trovasi in qualche antichissimo codice delle poesie d’Orazio rammentato ancor dal Bentley (praef. ad Hor. Carm.); e un Felice retore che emendò un codice di Marziano Capella, eh’ è forse quel Felice medesimo che vedrem fra non molto fatto questore da Atalarico. Ma di uno singolarmente è celebre il nome, perchè fino a noi è pervenuto il codice ch’egli di sua propria mano volle emendare, Io parlo del celebre codice di Virgilio che ora conservasi nella Biblioteca Laurenziana in Firenze, e eh’ è forse il più antico di quanti ci son rimasti, quando non si voglia credere de’ tempi di Costantino il Virgilio vaticano di cui si è detto al fine del secondo tomo. Turcio li. Codici antichi corretti: notisi« del Virgilio mcdiceo-laureusiano.