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X PREFAZIONE dagli stranieri a’ Romani; e questi non sol ne usavano ragionando , ma quasi loro malgrado le inserivano ancora ne’ loro libri. Veggasi ciò che detto ne abbiamo nella sopraccennata Dissertazione, esaminando la difficil quistione onde sia avvenuto che per tanti secoli appena vi sia stato colto scrittor latino. Molto più dovette ciò avvenire quando i Goti, e poscia i Longobardi, invaser l’Italia, il march. Maffei per confermare il suo sentimento, che nè le arti nè la lingua non soffrì danno da’ Barbari, si è sforzato di persuaderci che scarso fosse il lor numero, e in niun modo bastevole a operare sì gran cambiamento. Ma su questo punto il Muratori lo ha confutato, a mio parere, con evidenza, mostrando, colla testimonianza degli antichi scrittori, che grandissimo fu il numero de’: Goti e de’ Longobardi che innondaron l’Italia , e noi pur qualche cosa ne dovrem dire parlando del dicadimento delle arti al tempo de’ Goti. Or poichè questi popoli a guisa di rovinoso torrente si sparsero nella più parte delle nostre provincie , possiam noi dubitare che gran cambiamento perciò non avvenisse nella lingua latina? A me sembra tal cosa non sol sì probabile, ma sì necessaria a seguire, che non so intendere come ne possa nascere dubbio. Ma le lingue de’ popoli che invaser l’Italia, dice il march. Maffei, erano aspre e di difficil pronuncia, piene di consonanti, e appena mai finivano le parole con una vocale. La lingua italiana al contrario è lingua dolce e soave, in cui molte son le vocali, colle quali quasi sempre ella termina le sue parole. Dunque non potè una lingua si dolce nascer da così barbare madri. Io non dubito punto che se avesser dovuto gli stessi stranieri formare una nuova lingua, essi l’avrebbono, per così dire, acconciata al loro dosso. Ma gl’italiani serbarono il loro antico idioma , benchè il conversare coi Barbari li conducesse a usare essi pure talvolta delle lor voci e delle loro espressioni. Essi ne usavano , ma procuravano insieme di ridurle alla dolcezza della desinenza latina. E i Barbari stessi volendo adattarsi al linguaggio de’ popoli fra cui viveano , si sforzavano di spogliarsi della natia rozzezza del loro idioma, e di conformarsi, quanto più era loro possibile, alla soavità del