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PRIMO 47 ultimo, che per gli storici sacri si abbia almeno quel riguardo medesimo che si ha pe’ profani; nè si uniscan tutti in un fascio, e si gettino con dispetto come indegni di fede. Ed è certo che a cotali scrittori sacri noi dobbiamo non poco per le notizie apprtenenti ancora alla storia profana, ch’essi ci hanno lasciate, e che inutilmente si cercherebbono altrove. Io non mi tratterrò nondimeno a parlare di ciascheduno di essi, e lascerò ancora di favellare di altri monaci che a questo tempo diedero qualche saggio del lor sapere; intorno a’ quali si potrà vedere, oltre altri scrittori, la Storia letteraria dell’Ordine di S. Benedetto del P. Ziegelbaver. XI. Il clero secolare ancora ebbe a quest’epoca valorosi coltivatori, per quanto il permetteva la condizione de’ tempi, de’ buoni studj. Abbiamo altrove (t 1, p. 391, ec.) fatta menzione del Concilio di Vaison tenuto l’anno 529, in cui si ordina che i parrochi tutti debban nelle lor case tenere alcuni giovinetti, e venirgli istruendo negli studi opportuni a coloro che debbon servire alla chiesa; e si rammenta che tale appunto era l’uso di tutta Italia: secundum consuetudinem, quam per totam Italiam satis salubriter teneri cognovimus. Era dunque questo general costume in questi tempi in tutta la nostra Italia, che i parrochi tenessero una cotale scuola di studj sacri. Io credo però che solo i primi elementi vi s’insegnassero; perchè parmi strano che se usavano i parrochi d’insegnare anche le scienze sacre, in Roma non ve ne fosse pubblica scuola, come abbiam