che hanno scritte latinamente, se non sono
eleganti, sono però ancora lontani assai da
quella barbarie che prima era usata.
XXXIII. E nondimeno essi ancora non furono colti abbastanza. Uomini di fino ingegno
e di grande studio fatto ancora su’ buoni autori , pure troppo furon lungi dall1 arrivare a
quello stile elegante e terso a cui giunsero gli
scrittori de’ secoli susseguenti. E donde ciò?
Non altronde, a mio credere, che dalla stessa
condizione de’ tempi. Il secolo del Petrarca dicesi a ragione il secolo del primo risorgimento
della letteratura. I libri che finallora erano stati
dimenticati nelle polverose biblioteche d’alcuni
monasteri , cominciarono finalmente a cercarsi
e a disotterrarsi. Le prime scoperte aggiunser
coraggio a tentarne altre; e le lodi che si diedero a’ primi ritrovatori de’ codici antichi, animarono altri ad imitarne l’esempio. Ma a me
pare che avvenisse allora ciò che suole avvenire allorquando una città travagliata da lunga
fame per ostinato assedio si vede libera finalmente, e il popol tutto esce furiosamente dalle
porte a cercare di che satollarsi. Qualunque
cibo venga loro alle mani,, delicato o grossolano , amaro o dolce, tutto si afferra e si divora avidamente; e la fame sofferta rende soavi
anche le più disgustose vivande. Così avvenne
anche de’ libri. L’impazienza e l’avidità di trovarli faceva che qualunque libro si discoprisse , purchè fosse antico, se ne facesse gran
festa, e si leggesse dagli amanti della letteratura con incredibil piacere. Cicerone e Seneca,
Virgilio e Lucano, Marziale e Catullo tutti eran