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658 LIBRO sapere, non altrimenti che il commercio de1 Romani co Greci destò in quelli un ardente spirito di emulazione, E come fu qualche tempo in cui gli studj più lietamente fiorirono in Roma che non nella Grecia, così pure avvenne talvolta per le circostanze de’ tempi, che maggior numero d’uomini dotti fosse nelle Gallie che non nell’Italia. XII. Di poesia teatrale nulla abbiamo a que’ st’epoca, trattane una commedia in prosa scritta a imitazione di quella che Plauto intitolò Aulularia, e che perciò fu intitolata essa pure L’A ulula ria, ovvero il Querulo di Plauto. Crede il Vossio (De Poetis lat. c.4) che a’ tempi di Teodosio e di Onorio ne vivesse l’autore, il quale non merita per essa gran lode. Anzi alcuni pensano, ma senza bastevole fondamento, ch’ella sia opera di Gilda brittone, nel qual caso ella non dovrebbe aver luogo in questa Storia. Essa vedesi inserita nelle Raccolte degli antichi Poeti, come in quella del Maittaire, e nella più recente di Pesaro. Io penso che le teatrali rappresentazioni di questa età altro non fossero comunemente che le mimiche buffonerie. Perciocchè io trovo bensì nominati negli scrittori di questi tempi gli artefici di scena, che talvolta si fecer venire a Roma dalla Sicilia (Symm. l. (6, ep. 33); ma non trovo menzione di tragedia alcuna, o di giusta e regolare commedia che si rappresentasse. Anzi le forti invettive che fanno i Santi Padri di questa età contro gli spettacoli teatrali , cui ci rappresentano come scuola di disonestà e di scelleraggini, sembra che più convengano alle