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QUARTO 63I hoc litcrarum genus (cioè di scriver lettere) superest post amaros casus orationum mearum (l. 8, ep. 68). Ma questi avversi casi non furono già il poco applauso dalle sue orazioni ottenuto; che anzi dalla maniera con cui ne parlano gli antichi, egli è palese che F ottenne grandissimo; ma sì lo sdegno di Teodosio, e il pericolo a cui per esso si vide, come sopra abbiam dimostrato. XIII. A Simmaco conviene aggiugner due altri che troppo da vicino gli appartengono per non sapararneli; uno che fu a lui stesso, l’altro a cui fu egli modello e esempio d’indefessa applicazione agli suoi studj, dico suo padre e suo figliuolo. Di suo padre ci ha lasciata Simmaco onorevol memoria nelle sue Lettere, e in una singolarmente in cui a lui stesso scrivendo gli forma questo magnifico elogio che io qui recherò colle parole stesse di Simmaco per dare un saggio dello stile da lui usato: Unus aetate nostra monetam Latiaris eloquii Tulliana incude finxisti: quidquid in poetis lepidum, apud oratores grave, in annalibus fidele , inter gramaticos eruditum fuit, solus hausisti, justus haeres veterum literarum. Ne mihi verba dederis: novi ego, quid valeat adagia: Sus Minervam. Adprime calles epicam disciplinam, non minus pedestrem lituum doctus inflare. Ain tandem? Orandi aeque magnus et canendi, meae te opis indignum mentiare? Haud aequum facis, neque me juvat falsa jactatio (l. 1 , ep. 4)- Forse il figliale affetto fece esagerare alquanto a Simmaco le lodi paterne; ma da altre lettere è certo ch’egli assai dilettavasi