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QUARTO 629 11011 si può accertare; ma sembra che ciò accadesse al principio del v secolo. XII. Niuna cosa ci fa meglio conoscere l’infelice gusto di questo secolo, quanto il leggere > da una parte gli elogi che di Simmaco han ’ fatto gli scrittori di questo tempo, e dall’altra le Opere che di lui ci sono rimaste. Prudenzio, che all’orazione di Simmaco per l’altare della Vittoria rispose con due interi libri di versi, ne parla come di un uomo di prodigiosa eloquenza, e superiore allo stesso Tullio: O linguam miro verborum fonte fluentem , Romani decus eloquii!, cui cedat et ipse Tulli us; lias fundit dives facundia gemmas. Os dignum, aeterno tinctum quod fulgeat auro, Si mallet laudare Deum. L. 1 in Symm. Macrobio il propone a modello di uno de’ quattro generi d eloquenza, ch’egli distingue, cioè del fiorito, e dice che in esso ei non è inferiore ad alcun degli antichi: Pingue et floridum , in quo Plinius Secundus quondam, et nunc nullo veterum minor noster Symmachus luxuriatur (l. 5 Saturn, c. 1). Ammiano Marcellino afferma ch’egli debb’essere nominato tra’ principali esempj di dottrina insieme e di modestia (l. 27, c. 3). Cassiodoro ancora lo chiama eloquentissimo (l. 11 Variar. ep. 1). Finalmente abbiamo una lettera dei celebre sofista Libanio, in cui egli ancora ne parla con sentimento di grandissima stima, e si vanta come di un solenne trionfo, perchè Simmaco gli avesse scritto chiedendogli la sua amicizia (Ep. 923, edit. Amstel. 1758). Or se noi prendiam nelle mani i dieci libri delle Lettere di Simmaco,