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VII. Minen ’o, SiiiiiioeFil« ladm prof s»«•ri in Honj. 620 unno detta Cassiciaco, ei ritirossi per alcun tempo nell’autunno dopo la sua conversione prima di ricevere il battesimo (l. 9, c. 3). Era Verecondo allora idolatra; ma poichè S. Agostino, abbandonata la cattedra d’eloquenza sotto pretesto della debol sua sanità, e già battezzato, andossene a Roma per far ritorno a Cartagine, Verecondo venuto a morte in Milano ricevè il battesimo, e morì cristiano (ib.). Il Calchi nomina ancor Flagrio Manlio milanese maestro di Valentiniano II (Hist Patr. l. 3), di cui dice che un erudito comento sulle Georgiche di Virgilio conservasi in un monastero presso Tours. Io mi lusingo che il Calchi non iscrivesse ciò senza alcun fondamento 5 ma pare che al presente un tal codice si sia smarrito. Io certo non ne trovo menzione presso alcun autore, nè esso vedesi nella Biblioteca de’ Manoscritti del P. Montfaucon. Questo è ciò solo che della letteratura milanese di questi tempi possiamo accertare, la quale però io non dubito che non fosse per darci assai più ampio argomento di ragionare, se più copiosi monumenti ci fosser rimasti. Ma ritorniamo alle scuole romane. VII. Non dall’Africa solamente, ma dalle Gallie ancora vennero illustri retori a Roma 5 e due tra essi rammentati vengono da Ausonio ne’ suoi epigrammi in lode de’ professori delle scuole pubbliche di Bourdeaux. Il primo è Minervio nato della suddetta città, che in Costantinopoli, in Roma, e finalmente nella sua patria tenne scuola di eloquenza. Ausonio ne dice lodi grandissime (Profess.Burdig. carm. 1), nè teme di paragonarlo a’ più celebri professori