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QUARTO 6lf) in Milano, ove è probabile che il soggiorno che vi tennero di questi tempi alcuni impera dori, e singolarmente Valentiniano II, accrescesse di assai l’emulazione e la gara de’ cittadini nei letterarii esercizj. S. Agostino sinceramente confessa (ib. c. 13) che adoperossi egli stesso, per mezzo di alcuni Manichei, affine di esser prescelto a questo onorevole impiego \ e che mostrato a Simmaco un suo componimento , questi che in lettere umane era ottimo giudice per que’ tempi, approvollo, e lui scelse tra tutti per mandarlo a Milano. Vi venne dunque Agostino, e al cominciamento del nuovo anno recitò innanzi al console Bautone e a numerosissima radunanza un’orazione pel solenne cominciamento della sua scuola August contra literas Petiliani l. 3). Se egli nel raccontare per qual maniera andò a Milano, non avesse avuto in pensiero di scriver la storia della sua conversione anzichè de’ suoi studj, ci avrebbe probabilmente fatto conoscere in quale stato fossero allora le scuole di questa illustre città, chi fossero i più celebri professori, ed altre somiglianti cose che a rischiararne la storia letteraria gioverebbono assai. Ma egli intento unicamente a spiegarci gli umili suoi sentimenti, delle altre cose non ci ha lasciata memoria alcuna, e non possiamo se non congetturando raccogliere, come sopra abbiamo accennato, che fiorir doveano allora felicemente, quanto la condizion de’ tempi lo permetteva, gli studj in Milano. Ei nomina solo un cotal Verecondo cittadino e gramatico milanese suo intrinseco amico (l. 8 Conf. c. 6), in una villa di cui,